“Questa non è la nostra visione del mondo”, questa la risposta di AI Perplexity, start up produttrice di una piattaforma di search basata su Intelligenza Artificiale (IA), a NewsCorp, gruppo editoriale proprietario del New York Post e del Wall Street Journal. 

Dopo l’accusa di violazione del copyright e di scraping da parte dell’editore, la risposta di Perplexity non si fa attendere, con un post pubblicato sul suo blog che spiega la visione sulla questione.

“Ci sono circa tre dozzine di cause legali da parte di aziende di media contro strumenti di Intelligenza Artificiale generativa. Il tema comune tradito da queste lamentele collettivamente è che vorrebbero che questa tecnologia non esistesse. Preferiscono vivere in un mondo in cui i fatti pubblicamente riportati sono di proprietà delle aziende e nessuno può farci nulla senza pagare una tassa”.

La controaccusa di Perplexity 

Il motore di ricerca di Perplexity raccoglie articoli e contenuti giornalistici del New York Post e del Wall Street Journal senza autorizzazione e li usa per esaudire le domande dei suoi utenti. Il problema è che questa azione di scraping è stata portata in tribunale e ora l’azienda tech sta rispondendo. 

La start up non nega il diritto d’autore, bensì spiega come può riguardare piuttosto il modo in cui si esprime un fatto, una storia o un concetto. Quindi nessuno, comprese le aziende editoriali, può dirsi proprietario dei fatti. 

“Crediamo che strumenti come Perplexity forniscano un modo fondamentalmente trasformativo per le persone di apprendere fatti sul mondo. Perplexity non solo lo fa in un modo che la legge ha sempre riconosciuto, ma è essenziale per il sano funzionamento di un ecosistema culturale in cui le persone possono ottenere e interagire in modo efficiente ed efficace con la conoscenza creata da altri”.

Difesa della proprietà intellettuale o posizione anti-progressista?

La start up con la sua controaccusa sta marcando una posizione molto netta: quello sbandierato impegno di NewsCorp per la protezione dei diritti non è altro che una mascherata posizione anti-IA. La non accoglienza della tecnologia di IA nella redazione è vista da Perplexity come una miopìa nell’economia dell’azienda editoriale e l’azione legale come un’azione autolesionista

Per la sostenibilità delle testate e per il progresso, ci sono molti progetti che Perplexity infatti nomina. I diversi programmi di condivisione dei ricavi in collaborazione con il Time, Der Spiegel e Fortune sono un esempio. Le denunce come quella di NewsCorp e, precedentemente, di Forbes, sono ritenute “fuorvianti nel migliore dei casi”. 

Robert Thomson, amministratore delegato della NewsCorp distingue però: “Plaudiamo ad aziende di principio come OpenAI, che comprende che l’integrità e la creatività sono essenziali per realizzare il potenziale dell’intelligenza artificiale. Perplexity non è l’unica azienda di AI che abusa della proprietà intellettuale e non è l’unica azienda di IA che perseguiremo con vigore e rigore”.

Articolo di T.S. 

L’articolo AI Perplexity vs NewsCorp: start up risponde ad accuse copyright proviene da Notiziario USPI.

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